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Come nascono le obbligazioni Astaldi? Nel 2018, la società di costruzioni Astaldi entra in fallimento, trascinando nello sconforto investitori e risparmiatori che avevano puntato sulle obbligazioni Astaldi dell’azienda per investire con profitto. A salvare l’azienda è intervenuto il colosso Salini Impregilo, leader nel settore delle costruzioni che in base alla propria offerta di acquisto ha permesso ad Astaldi di presentare dinanzi al tribunale fallimentare un piano di ristrutturazione finanziaria. La proposta prevede un aumento di capitale di 225 milioni di € sottoscritto interamente da Salini. L’iniezione di nuovo capitale nella società ha risollevato e parzialmente soddisfatto i creditori (principalmente obbligazionisti e banche) che diventano soci del gruppo, convertendo le azioni in titoli per una percentuale complessiva di 28,5% del capitale sociale. La quota maggioritaria resta a Salini per il 65%, mentre la holding della famiglia Astaldi, Fin.Ast e la Fidelity Investments manterranno una quota del 6,5%. L’accordo prevede la salvaguardia del valore e del know-how dell’azienda.

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Le obbligazioni Astaldi e cause della crisi

In seguito all’accordo, le azioni Astaldi hanno ripreso quota (+13%) nel 2020 insieme alle obbligazioni high yield (+7,125%) scambiate sulla piattaforma EuroTLX intorno al 24% del valore nominale. È sempre difficile stimare, però, quando e in che misura gli obbligazionisti riusciranno a recuperare quanto perso durante il crack dell’azienda. Il piano di ristrutturazione per essere valido necessita dell’approvazione da parte di tutti i creditori; l’offerta include che i crediti della vecchia società confluiscano in asset e concessioni oggetto di dismissione. Tuttavia l’ipotesi di diventare azionisti Astaldi è – sul lungo termine – migliore dell’essere obbligazionisti. In caso di ulteriori crisi e fallimenti, si perdono comunque i soldi, ma le modalità di recupero sono più agevolate.

Ma cosa ha innescato la crisi? Il 2 ottobre 2018, la società di rating Standard and Poor’s – in seguito all’annuncio del 28 settembre della società di costruzioni di un mancato accordo sulla ricapitalizzazione – declassa l’azienda a ”D”, il livello più basso equivalente al giudizio di “default” per incapacità di onorare i debiti. L’analisi S&P stilata per giustificare un simile declassamento fa risalire l’aggravarsi della situazione al mancato aumento di capitale previsto a giugno 2018 e quindi al mancato rifinanziamento delle obbligazioni Astaldi con scadenza 2020. L’aumento di capitale era vincolato all’arrivo di un’offerta di concessione per la realizzazione del terzo Ponte sul Bosforo, ma l’allora crisi turca ha fatto saltare l’accordo, accentuando i problemi di liquidità della società. Nell’incertezza generale, si aggiungono i rapporti e le note dolenti delle banche e istituti di credito finanziatori come Intesa San Paolo, Unicredit e BPM che evidenziano l’indebitamento della società per un totale di 1,67 miliardi di Euro. Ulteriore fattore che ha innescato la crisi, si aggiunge la situazione politica ed economica venezuelana che di fatto blocca i tre progetti ferroviari avviati dalle obbligazioni Astaldi in quel paese e in collaborazione con l’instituto de Ferrocarriles del Estado. In conclusione, una serie di sfortunate coincidenze e valutazioni errate da parte del management ha condotto una società solida verso una pesante crisi da cui difficilmente si potrà risollevare in tempi rapidi, fatto salvo l’intervento di una cordata solidale, ma soprattutto di interesse economico.

Cosa insegna la vicenda Astaldi

immagine per Obbligazioni Astaldi

Investire in obbligazioni Astaldi è sempre rischioso, nonostante un’azienda sia ritenuta praticamente infallibile. Fino al 2018, la società Astaldi operava in 4 aree di business diverse nel settore delle costruzioni:

  • Costruzioni di infrastrutture per il trasporto;
  • Impianti di produzione energetica;
  • Costruzioni civili e industriali;
  • Ingegneria e manutenzione degli impianti.

La solidità dell’azienda era molto buona, aveva una redditività del capitale investito del 16%, disponeva di grande liquidità, aveva tutti i presupposti per dare garanzie ai suoi investitori, tuttavia risultavano iscritti debiti per un ammontare 6 volte il capitale. Alle prime voci di ricapitalizzazione della società e di imminente crack finanziario, le azioni Astaldi sono crollate. Il massimo raggiunto nel 2018 era 92,51%, mentre il minimo era del 25%, ma nel 2020 il titolo tocca il 7% delle quotazioni con una perdita del 70% rispetto al valore di rimborso e ingenti perdite da parte dei risparmiatori e degli investitori. Il salvataggio da parte della Salini Impregilo ha risollevato parzialmente le sorti del titolo, ma gli obbligazionisti sono comunque caduti in una “trappola”, delusi dalle aspettative e con ingenti perdite da recuperare.

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A sostegno degli investitori delusi è bene ricordare che prima del crack, la società era in salute e godeva di ottima redditività pertanto vi sono prospettive di ricavi elevati e utili poco volatili. È, in ogni caso, più redditizio essere azionisti che creditori perché – anche nella peggiore delle ipotesi – le perdite restano ingenti, ma le potenzialità di guadagno da un investimento in azioni sono maggiori, soprattutto in vista di una ripartenza del titolo. Alcuni broker suggeriscono di vendere le obbligazioni Astaldi e con il ricavato comprare azioni della stessa società: i bond non si apprezzano oltre il tasso di interesse stabilito, mentre le azioni – se il titolo riparte – potrebbe portare utili in tempi più rapidi. In ogni caso, la vicenda Astaldi insegna che le obbligazioni presentano i rischi tipici del mercato azionario correlato ai “sottostanti”: in genere i bond sono meno protettivi. Un portafoglio di azioni presenta potenzialmente meno rischi del singolo bond o obbligazione. L’investimento in obbligazioni richiede sempre competenze elevate e molto più specifiche di chi segue il mercato azionario. Il mondo dei bond è molto complesso e prima di comprare delle obbligazioni Astaldi occorre fare un’attenta analisi della situazione patrimoniale, economica e finanziaria soprattutto prospettica. Infine occorre considerare se il rendimento di un titolo azionario rispetto a un’obbligazione risk free è adeguato al rischio intrapreso.

Autore: Laura Perconti

Immagine di Laura Perconti

Laureata in lingue nella società dell’informazione presso l'Università di Roma Tor Vergata, Laura Perconti segue successivamente un Corso in Gestione di Impresa presso l'Università Mercatorum e un Master di I livello in economia e gestione della comunicazione e dei nuovi media presso l'Università di Roma Tor Vergata.