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Con la nascita e l'ampliamento dell'Unione Europea prima e l'avvento della cosiddetta globalizzazione, le aziende di ciascun Paese si sono dovute confrontare con quelle di altri Stati e, per altri versi, hanno anche potuto avere un accesso maggiormente facilitato ai singoli mercati nazionali. Ciò quindi ha permesso non solo di vedere l'arrivo e la diffusione di società straniere nel nostro Paese, ma anche concesso l'opportunità a quelle italiane di sbarcare all'estero. Un discorso simile si può fare anche per i singoli prodotti o servizi realizzati e venduti da tali imprese.

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Gli aspetti positivi di tutto ciò è stata una maggiore concorrenza tra società e quindi prezzi più bassi per quanto riguarda i vari prodotti venduti e, al tempo stesso, una più ampia scelta tra questi ultimi. Queste nuove opportunità si sono affacciate sia per società che per singoli imprenditori, tuttavia sia per gli uni che per gli altri è possibile commerciare con altri Paesi soltanto rispettando le regole comunitarie e nazionali ed utilizzando inoltre degli strumenti che facilitino il commercio a livello internazionale.

Tra i diversi strumenti di questo genere, uno dei principali è la partita Iva comunitaria, che facilita appunto gli scambi commerciali tra soggetti di diversi Paesi ed il pagamento delle imposte relative. Tuttavia, in alcuni casi è necessario aprire una partita Iva anche nello Stato in cui si svolge un'attività o si apre una filiale commerciale. Tra i mercati più importanti a livello europeo per una società o un semplice imprenditore, vi è quello britannico. Di conseguenza, spesso risulta fondamentale aprire una partita Iva inglese.

L’IVA  - Imposta sul Valore Aggiunto – si traduce in inglese con la sigla VAT – Value Added Tax – ed è appunto l’imposta indiretta che si applica su beni e servizi forniti dalle imprese. L’aliquota di imposta varia da paese a paese e per quanto riguarda il Regno Unito, le aliquote sono diverse a seconda dei beni e servizi.

Il regime IVA nel Regno Unito è particolare e in questa guida ne esaminiamo gli aspetti che interessano il consumatore, ma anche come aprire una partita IVA inglese qualora si decidesse di trasferire la propria attività nel Regno Unito e cosa fare se invece si è un’impresa non residente ma che ha scambi correnti con il Regno Unito, a quale regime fiscale si risponde e quale IVA imporre.

La partita IVA inglese (VAT) per il consumatore

La VAT è un’imposta generale sui consumi che si “calcola” in base all’incremento di valore che un bene o un servizio acquisisce in ogni passaggio economico dalla fase produttiva alla distribuzione. L’IVA è un’imposta che si applica sia a bene e servizi importati da paesi europei che a quelli provenienti da paesi extra-europei, ivi incluso il Regno Unito (nell’era post Brexit).

L’imposta VAT è dovuta quando un’impresa inglese con numero di registrazione VAT vende beni o servizi ad altri soggetti commerciali (imprese, aziende, fornitori) oppure ai privati.

L’aliquota base applicata – per quanto riguarda la VAT inglese – è del 20% sulla maggior parte degli articoli e servizi venduti; vi sono delle eccezioni per quanto riguarda alcuni prodotti particolari per cui si applica un’aliquota del 5% come nel caso dei prodotti energetici (carburante, elettricità, gas e così via), mentre la VAT allo 0% è riservata agli articoli per bambini (non tutti), in particolar modo l’abbigliamento. Beni e servizi esenti dalla VAT sono, per esempio, i francobolli.

Il turista o il consumatore di passaggio nel Regno Unito può evitare l’addebito dell’IVA su prodotti specifici se effettua acquisti nei negozi cosiddetti “duty-free” o che riportano la dicitura esplicita per poter ottenere il rimborso dell’IVA al passaggio in dogana.

Registrazione VAT inglese per imprese straniere

Un’impresa o un soggetto che desidera svolgere attività commerciale nel Regno Unito necessita di aprire una partita IVA inglese per la quale si richiede la registrazione con il rilascio di un numero di partita IVA che nel caso del Regno Unito si compone di 7 numeri casuali e altri due numeri stabiliti tramite una formula specifica (es. UK 1111111-89). Per verificare la correttezza di un numero VAT e ottenere informazioni sul proprio partner commerciale, si consiglia di consultare il registro VIES VAT online.

Un’impresa che intrattiene rapporti commerciali con il Regno Unito – senza esservi residente – può recuperare la VAT addebitata solo se anch’esso è un soggetto registrato VAT. Per recuperare l’IVA addebitata su merci inglesi che vengono portate al di fuori dell’Unione Europea occorre compilare il VAT Retail Export Scheme.

Un’impresa straniera che opera con il regime fiscale inglese può recuperare la VAT sulle vendite e fare la dichiarazione dei redditi presso l’HMRC, l’equivalente dell’Agenzia delle Entrate Italiana.

La registrazione VAT inglese è richiesta per volumi di affari pari o superiori a 85 mila sterline nell’arco dei 12 mesi precedenti: per esempio se si è generato un fatturato superiore a 85.000 sterline da marzo 2018 a febbraio 2019, superando la soglia di registrazione VAT, sarà necessario registrarsi entro la fine del mese successivo (marzo 2019 nel caso dell’esempio).

La registrazione VAT è obbligatoria quando si supera la soglia di 85.000 £ indipendentemente dal periodo fiscale, l’importante è che si sia conseguito quel risultato nei dodici mesi precedenti e per dodici mesi consecutivi; quindi bisogna controllare sia il proprio accounting period che il fatturato.

L’obbligo di registrazione e acquisizione di una numero VAT vale anche per le piccole imprese che operano al di fuori del regime fiscale britannico ma che fanno acquisizioni o operazioni imponibili per un valore pari o superiore a 85.000 sterline.

Per effettuare la registrazione VAT/IVA inglese occorre compilare il modulo VAT1 scaricabile sul sito ufficiale del governo britannico. I moduli, tuttavia, variano in base al tipo di attività svolta e a seconda di determinate caratteristiche di impresa, per cui oltre al modulo VAT 1 (Annual Account Scheme), si citano:

  • VAT 2 Cash Accounting Scheme;
  • VAT Flat Rate Scheme;
  • VAT Margin Scheme;
  • VAT Retail Scheme.

Le dichiarazioni IVA inglese si presentano a cadenze trimestrali, si compilano online e si inviano telematicamente entro 37 giorni dalla fine del periodo in esame, corrispondendo contestualmente il pagamento. Eventuali rimborsi, invece, vengono erogati entro 10 giorni dalla richiesta previa presentazione della documentazione richiesta all’ufficio di riscossione delle imposte britannico (HMRC).

Partita IVA inglese e fiscalità per le imprese non residenti

partita iva inglese

Il Regno Unito ha siglato con l’Italia un accordo per evitare la doppia imposizione fiscale, tuttavia vi sono degli adempimenti fiscali da svolgere nel Regno Unito anche se si è soggetti non residenti.

 I fornitori stranieri di  servizi verso società inglesi sono soggetti alla normativa IVA inglese in quanto il luogo di prestazione dei servizi si configura nella sede del cliente (inglese). Le eccezioni che riguardano sia la fornitura di servizi B2B (Business to business) che quella B2C (Business to Consumer) sono descritte dettagliatamente nella parte 1, tabella 4 A del VATA 1994 attualmente in vigore.

Le imprese straniere non residenti che invece forniscono o vendono beni ai privati con sede nel Regno unito sono soggetti alla regola del distance selling che prevede l’obbligo di aprire una partita IVA inglese.

Per quanto riguarda la specifica delle imprese di costruzioni bisogna far riferimento al CIS – Construction Industry Scheme e alle relative dichiarazioni richieste. Se una ditta di costruzioni britannica richiede prestazioni a sub-appaltatori di società non britanniche né residenti deve prima accertarsi che quest'ultima sia comunque registrata al CIS e verificare l’aliquota di imposta applicata al momento dell’adesione. Su base mensile, l’impresa britannica presenta una propria dichiarazione VAT alla propria agenzia delle entrate con l’indicazione delle eventuali detrazioni operate, ma sarà compito dell’impresa sub-appaltata estera effettuare la richiesta di recupero della ritenuta.

In ogni caso, molto dipende dal numero di giorni trascorsi sul territorio del Regno Unito, in base al periodo di lavoro trascorso molti non residenti sono suscettibili di presentare una dichiarazione dei redditi nel Regno Unito, il Self Assessment in base ai risultati e ai controlli effettuati con lo Statutory Resident Test. Si consiglia, in caso di dubbi, di richiedere l’assistenza fiscale in ambito internazionale presso uno studio professionale specializzato.

Inoltre, alla luce di quanto sta accadendo in Gran Bretagna circa la prossima uscita del Paese dall'Unione Europea (cosiddetta Brexit), è consigliabile verificare bene le possibili conseguenze di tale evento sui rapporti di natura commerciale per quegli imprenditori che intendono aprire filiali nel Paese oppure avviare scambi.  

Verifiche importanti per valutare se le procedure, ad esempio, per aprire una partita Iva locale rimarranno le medesime oppure saranno maggiormente complesse, considerando che gli italiani (così come gli europei in generale) perderanno alcuni benefici precedentemente acquisiti con la presenza della Gran Bretagna nell'Unione Europea. 

Autore: Enrico Mainero LinkedIn

Immagine di Enrico Mainero

Dal 2011 Direttore Responsabile e Amministratore unico di ElaMedia Group SRLS. Mi dedico prevalentemente all'analisi dei siti web e alla loro ottimizzazione SEO, con particolare attenzione allo studio della semantica e al loro posizionamento organico sui motori di ricerca. Sono il principale curatore dei contenuti di questo Blog (assieme alla Redazione di ElaMedia).