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Oggi vi parliamo del Cambio euro sterlina. Il 23 giugno 2016 si è svolto il referendum in Gran Bretagna che ha deciso l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. L’iter di uscita – tra l’altro molto travagliato – si conclude il 29 marzo 2019 a poco meno di tre anni dal referendum. L’uscita del Regno Unito dall’Unione è mediaticamente conosciuta come Brexit (Britain Exit) e già all’indomani dei risultati referendari, i mercati finanziari mondiali hanno reagito alla notizia con notevole agitazione, infatti, l’impatto della Brexit sull’economia britannica, europea e dei partner commerciali nel mondo non è da sottovalutare nel presente come nel futuro prossimo.

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Cambio euro sterlina: perché il Regno Unito non ha aderito all’Euro?

Nonostante facesse parte dell’Unione Europea, prima del Referendum che ne ha dichiarato l’uscita, il Regno Unito non ha mai aderito all’Euro e almeno una volta tutti si son chiesti quale fosse il motivo di questa scelta, si tratta di semplice spirito patriottico oppure ci sono altri motivi?

Come potrete immaginare, al di là del dato patriottico quello che ha un maggior peso è sicuramente quello economico.
La prima motivazione economica riguarda soprattutto la questione del cambio: dal 1995, la Sterlina si è fortemente apprezzata rispetto all’Euro, sollevando l’ulteriore questione relativa all’appropriato livello di scambio Sterlina/Euro fin dal momento dell’ingresso.

Tra gli economisti, tra il 2000 e il 2002, si era diffusa l’idea che la sterlina fosse sopravvalutata e l’ingresso nell’Eurozona avrebbe causato un problema di competitività difficile da risolvere, se non nel corso di alcuni anni e a costi alti.
Tuttavia il tempo diede torto agli economisti del periodo perché nell’ultimo periodo con il deprezzamento della sterlina nei confronti dell’euro la difficoltà economica sarebbe venuta meno, anche se naturalmente le cose variano nel tempo e sono spesso imprevedibili, soprattutto in ambito economico.

L’impatto della Brexit sui mercati finanziari: Andamento della sterlina nel 2016

I fattori di rischio che impattano negativamente sui mercati finanziari nel caso della difficoltosa Brexit sono:

  • Il tasso di cambio dollaro/sterlina;
  • Il tasso di cambio euro/sterlina;
  • Il rischio di credito sui GILTs;
  • Il principale indica azionario.

Il suggerimento per chi acquista azioni o “gioca in borsa” con titoli in qualche modo afferenti al Regno Unito è bene che pensi alla diversificazione del portafoglio e a una riduzione della componente azionaria europea e britannica in particolare.

Gli effetti immediati della Brexit sono stati evidenti all’indomani del referendum quando le principali piazze borsistiche europee – come il FTSE MIB – hanno perso oltre il 12% dei rendimenti per un eccesso di ottimismo, in quanto non si reputava probabile la vittoria degli oppositori all’UE; la vittoria dei pro-Brexit ha quindi generato nell’immediato un’ondata di choc sui mercati registrando una massiccia vendita dei propri titoli nel timore di conseguenze negative derivanti dalla Brexit sulle finanze dei Paesi europei e dall’altra parte un calo vertiginoso dei compratori che ha generato un notevole crollo dei prezzi.

Le conseguenze a lungo termine della Brexit nei mercati azionari

Fino a quando il processo di uscita dall’Unione Europea non è completo e il Regno Unito stabilizzato sia politicamente che economicamente, la valutazione dell’impatto della Brexit a lungo termine sui mercati resta difficile e incerto. I timori che hanno colto gli investitori sono gli stessi delle Banche Centrali, le quali per limitare i danni annunciano iniezioni massicce di moneta, soprattutto euro e yen: La Banca Centrale Europea (BCE), la Banca Centrale del Giappone, la Banca Centrale d’Inghilterra, la Banca Svizzera, la Banca del Canada e la Federal Reserve si sono impegnate a introdurre più liquidità per contenere le turbolenze sui mercati finanziari con lo scopo di garantire stabilità delle valute.

Non è ipotizzabile un vero e proprio tracollo, in quanto il Regno Unito era già fuori dalla Zona Euro – avendo preferito mantenere la propria moneta, la sterlina, pertanto i mercati europei resteranno sostanzialmente stabili e sicuri, i grandi investitori potrebbero indirizzare presto i propri investimenti sulle principali piazze europee provocando una significativa e favorevole ripresa dei titoli europei considerando che i prezzi sono molto invitanti e che il rapporto rischio/rendimento delle azioni europee resta uno dei migliori al mondo, nonostante la Brexit.

Andamento della sterlina nel 2016: Cosa cambia per l’Italia

Andamento della sterlina nel 2016

Come ogni paese dell’UE, anche l’Italia sta risentendo delle conseguenze della travagliata e ancora non del tutto completa uscita del Regno Unito dall’Unione.
Uno degli ambiti che ne risente sicuramente è quello Agroalimentare, come è facile immaginare vi sono alimenti che vengono utilizzati ed apprezzati, ma che non vengono prodotti in alcuna regione del Regno (i pomodori, la mozzarella, la pasta…), in questo caso stiamo infatti passando ad un regime di libero scambio con tariffa e ciò non fa che creare la necessità di trovare degli accordi, che potrebbero essere effettuati non più con l’Italia ma con altri paesi.
Oltre al settore agroalimentare, chi risentirà del cambiamento saranno sicuramente gli studenti, la fuga di cervelli di cui sentiamo parlare da anni ha visto spesso come protagonista Londra e la sua “dipartita” dall’Unione Europea sta causando non pochi problemi agli studenti che potrebbero non pagare più la stessa tariffa dei britannici (2000-3000 sterline) ma la “tariffa overseas” che può arrivare anche a 20mila sterline.
Nonostante questo non sia tutt’ora chiaro è facilmente intuibile che la questione sia delicata e che potrebbe causare una perdita ambo i lati: per gli studenti italiani che dovranno cercare altrove e per il Regno Unito stesso che spesso si ritrova tra questi alcune delle migliori menti.

Cosa cambia per i detentori di partita IVA inglese

Dopo la Brexit, il Regno Unito ha lasciato l'Unione Europea il 1° gennaio 2021, causando diversi cambiamenti per le aziende registrate con partita IVA inglese. Anche le transazioni di e-commerce sono state influenzate, poiché la procedura utilizzata per le vendite a distanza all'interno dell'UE non può più essere utilizzata. Il protocollo sull'Irlanda/Irlanda del Nord significa che l'Irlanda del Nord rimane soggetta alla legislazione dell'UE sull'IVA per i beni, ma viene considerata esterna per i servizi. È stata approvata una direttiva per prefissare i numeri di identificazione dell'IVA dell'Irlanda del Nord con "XI". Il Regno Unito non fa più parte degli scambi intra-comunitari, eliminando l'obbligo di presentare liste Intrastat e la necessità di verificare i numeri di partita IVA del Regno Unito tramite il sistema VIES. Invece, le vendite verso il Regno Unito vengono trattate come esportazioni e gli acquisti dal Regno Unito come importazioni con obbligatorie formalità doganali. Le merci spedite o trasportate tra il Regno Unito e i paesi dell'UE prima della fine del periodo di transizione sono ancora soggette alla normativa dell'IVA dell'UE.

Cambio euro sterlina: l’impatto di Brexit sul forex trading

Il trading in valute, a causa di Brexit, diventa particolarmente rischioso proprio per chi opera con la coppia di valute euro/sterlina e dollaro/sterlina. La costante difficoltà nel trovare un accordo politico per l’uscita del Regno Unito dall’Unione ha reso la sterlina una moneta instabile – a tratti debole – e già nelle settimane successive al referendum, la valuta britannica ha accusato notevoli perdite proprio contro l’euro, nel cambio euro/sterlina. Gli operatori nel Forex trading dovranno costantemente monitorare la situazione, perché le previsioni sono soggette ad alta volatilità, così come le piattaforme di Broker serie dovrebbero fornire gli strumenti utili ai loro trader per metterli al riparo dai rischi legati a tali valute. Il rialzo dei tassi di interesse operato dalla FED rende la situazione ancora più rischiosa e volatile, infatti la storia economica recente insegna che situazioni di rischio come quelle generate dalla Brexit provocano sempre effetti negativi sulla valuta. Il suggerimento è sempre quello di operare con cautela, di seguire costantemente i trend delle coppie di valute interessate, in particolare il cambio euro/sterlina e il cambio dollaro/sterlina, nonché fidarsi dei broker certificati e che mettano a disposizione dei trader tutti gli strumenti possibili per seguire i trend e percepire i Segnali di trading più consoni al proprio stile di investimento.

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Autore: Laura Perconti

Immagine di Laura Perconti

Laureata in lingue nella società dell’informazione presso l'Università di Roma Tor Vergata, Laura Perconti segue successivamente un Corso in Gestione di Impresa presso l'Università Mercatorum e un Master di I livello in economia e gestione della comunicazione e dei nuovi media presso l'Università di Roma Tor Vergata.